“La credenza d’essere dei rivoluzionari ci ha trattenuto (almeno per conto mio posso ben confessarlo) dall’agire più efficacemente. Abbiamo avuto più ritegno nel metterci in contatto con le forze operanti del paese. Abbiamo avuto un certo pudore di solitudine e di separazione. Non dico che bisogni cambiare strada addirittura. Ma occorre tener meno al valore della protesta e più a quello del fare… ” (cit.: G. Prezzolini – Che fare?, «La Voce», anno II, n. 28, del 23 giugno 1910)
Proseguiamo il nostro excursus nei temi proposti dalla nostra Legge di iniziativa popolare e approdiamo in uno di quei terreni ove è fertile il seme della discordia tra i lavoratori in divisa: le attività extraprofessionali! Il tema è di quelli che sta a cuore ai più, soprattutto a quelli che, compatibilmente con la professione di militare, si dedicano ad altre attività, che ad oggi non gli possono fruttare più di determinati limiti economici… La riflessione che abbiamo fatto è questa: se un militare, fuori dal servizio e in maniera tale da non minare il preminente impegno assunto al servizio della Nazione è capace, nel suo tempo libero, di svolgere una seconda attività che non sia incompatibile con la professione di militare, perché non può essere remunerato per le proprie capacità se non entro un certo limite? (Per lo più si parla, per la stragrande maggioranza, di compensi che non possono superare i 5000€ annui). E già, perché seppure oggi tra i militari vi sono professionisti che fuori dal mondo in divisa avrebbero molte più chance di remunerazione, non possono sfruttare queste capacità al massimo, con la conseguenza che tutti questi che si trovano in questa situazione, prima o poi, pensano al congedo…
E’ dunque davvero da considerare DANNO ALL’ ERARIO la capacità di generare un profitto, anche se svolto fuori dal servizio?
Noi crediamo che una riflessione sia necessaria, ed è per questo che nella nostra proposta di Legge si propone di garantire al personale militare delle Forze Armate la possibilità dell’esercizio di attività extraprofessionali preventivamente autorizzate senza il vincolo della remuneratività che da questi ne possa scaturire, fatto salvo l’impegno prevalente di questi al servizio della Nazione. Il comitato promotore in questo caso auspica un dialogo parlamentare che porti al superamento di quel limite economico che attualmente impone a personale in possesso di particolari capacità, di rendere servizi o prestazioni extraprofessionali pur compatibili con lo status di militare e con l’orario lavorativo, a titolo totalmente gratuito o entro bassissime soglie di reddito. Si ritiene che tale dialogo sia necessario per appurare se tali limiti reddituali vadano concretamente ad inficiare la prevalente attività lavorativa al servizio della Nazione, e nel caso si addivenisse a una risposta negativa, si propone quindi di rimuoverli.
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